“Sono incinta, posso usare i dolcificanti?”

Sono incinta, posso usare i dolcificanti?

Durante la gravidanza il tema dell’aumento di peso è particolarmente sentito dalle donne incinte.

Alla base di questa preoccupazione, oltre alla consapevolezza che un eccessivo incremento ponderale potrebbe mettere a rischio la salute di mamma e bambino (pensiamo, per esempio, alle complicanze del diabete gestazionale), ci sono anche motivazioni “estetiche” e quindi emotive, legate alla difficoltà di accettare un corpo che progressivamente cambia e alla paura di  non poter più tornare al fisico pre-gravidanza.

Capisci benissimo che la futura mamma, se non adeguatamente informata e indirizzata dal professionista del settore, potrebbe essere portata a fare scelte alimentari, se non pericolose,  quantomeno poco adeguate rispetto alla sua nuova condizione.

Alcune donne, soprattutto nel caso siano state loro imposte particolari limitazioni a livello alimentare (magari per una condizione di sovrappeso, o obesità pregresse), potrebbero decidere per esempio, di utilizzare nella quotidianità i dolcificanti ipocalorici, ritenendoli una alternativa più salutare rispetto allo zucchero. Questa idea potrebbe rappresentare il viatico per concedersi lo sfizio del dolce “a costo zero” in termini calorici.

Il tema è stato oggetto di molti studi e per alcuni aspetti è ancora oggetto di dibattito:

I dolcificanti artificiali fanno male in gravidanza?

Sono pericolosi per la salute del feto?

Dolcificanti artificiali e dolcificanti naturali

Prima di scoprire come si pone il mondo scientifico rispetto all’utilizzo degli edulcoranti in gravidanza, è importante precisare che i dolcificanti sono riconducibili a due categorie:

  • i dolcificanti artificiali, detti non nutritivi e acalorici, tra cui ritroviamo aspartame, acesulfame, saccarina, ciclammati e sucralosio (contenuti, per farti un esempio, nella coca zero e nelle caramelle cosiddette “light” );
  • e i dolcificanti naturali nutritivi e calorici come (per citare i più conosciuti) il miele, il fruttosio, lo sciroppo d’agave e la stevia.

Per quanto riguarda i dolcificanti artificiali è stato dimostrato, in ambito scientifico, che il loro consumo può provocare nell’organismo umano delle alterazioni a livello fisiologico  significative, sulla glicemia, ma anche sul controllo del glucosio e sul prezioso microbiota intestinale.

Riguardo all’uso degli edulcoranti naturali, è doveroso rimarcare che si tratta sempre e comunque di zuccheri e in quanto tali, se consumati in eccesso, hanno l’impatto negativo di  aumentare la glicemia, con la conseguente predisposizione all’ aumento del peso corporeo.

Non devi pensare quindi: “in quanto naturali, sono necessariamente salutari!”

Uso degli edulcoranti in gravidanza

Per quanto riguarda il consumo di edulcoranti durante la gestazione, il consiglio che possiamo dare alle donne in gravidanza è di fare molta attenzione! Ti spiego perché.

Devi sapere che, dopo attenti studi, l’uso degli edulcoranti è stato regolamentato a livello europeo attraverso l’individuazione delle dosi massime giornaliere consentite e ritenute “sicure” per la popolazione, tenuto conto dei membri più sensibili e vulnerabili della popolazione stessa come i bambini e le donne in gravidanza.

Nel rispetto di queste quantità (ADI, dosi giornaliere massime consentite e misurate in milligrammi per chilogrammo di peso corporeo) non sono riscontrabili effetti tossici a carico dell’organismo.

Quello che a noi però interessa è la capacità degli edulcoranti di attraversare la barriera placentare. In gravidanza deve essere assolutamente EVITATO IL CONSUMO di SACCARINA e di CICLAMATO. In relazione a quest’ultimo per esempio, è stata osservata una diminuzione delle dimensioni della placenta e del peso fetale.

Agli altri edulcoranti – aspartame, acesulfame, sucralosio e i “glucosidi steviolici purificati” – è possibile ricorrere, ma la parola d’ ordine è “moderazione” e assoluto rispetto dei livelli di assunzione giornaliera raccomandati.

Per quanto riguarda la nota stevia, è fortemente sconsigliato l’utilizzo della foglia cruda (ma anche infusi o estratti della foglia intera) perché potrebbero contenere sostanze tossiche per il feto, come anche affermato dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA).

Consumo di edulcoranti in gravidanza e aumentato rischio di parti prematuri. Cosa dice la scienza?

Da qualche tempo la ricerca scientifica si è anche concentrata sulla possibile interferenza del consumo di dolcificanti in gravidanza sugli esiti della gravidanza stessa, come l’aumento del rischio di parti pre-termine, una condizione sicuramente rischiosa sia per la mamma che per il bambino.

Uno studio europeo, per esempio, ha evidenziato che il consumo da parte delle donne incinte di bevande ZUCCHERATE (più di volte al giorno) e di bevande con edulcoranti, aumentava il rischio di avere un parto prematuro rispettivamente dell’11 per cento e del 25 per cento.

Per correttezza deve essere precisato che questi studi presentano alcuni aspetti contraddittori e in essi non sono pienamente desumibili le ragioni legate al verificarsi del parto prematuro, perché è ormai noto che ci sono altri fattori che possono aumentare il verificarsi di questo evento, in primis il SOVRAPPESO, l’OBESITÀ e il DIABETE [1].

Di conseguenza, anche la stessa EFSA ha dichiarato che per il momento non ci sono evidenze scientifiche comprovanti una relazione causale tra l’uso di bevande con edulcoranti e un aumentato rischio di nascite pretermine.

La questione è però ancora aperta come dimostra un recentissimo studio (si tratta di una meta analisi di studi osservazionali) nel quale si afferma:

“prove di certezza da basse a molto basse suggeriscono che il consumo quotidiano di aspartame durante la gravidanza è associato a un aumento del rischio di parto pre-termine, aumento del peso alla nascita e diminuzione dell’età gestazionale. Sono urgentemente necessarie ulteriori ricerche di “alta” qualità, per valutare ulteriormente queste relazioni” [2].

C’è sicuramente un dato innegabile: esiste comunque una correlazione tra stile di vita alimentare della donna incinta e interferenze con gli esiti della gravidanza.

Le ultime evidenze scientifiche

Risale al 2020 la pubblicazione di uno studio condotto dall’ Università di Calgary sull’impatto che può avere a livello fisiologico e metabolico il consumo, a basse dosi, di stevia e aspartame nelle madri obese e nei loro figli [3].

Sai cosa è stato scoperto?

Che, indipendentemente dall’obesità materna, l’utilizzo di questi due dolcificanti da parte delle donne incinte e in allattamento può comportare l’aumento del grasso corporeo anche del nascituro (e persino una ridotta tolleranza al glucosio per quanto riguarda il sesso maschile).

Lo studio ha evidenziato anche delle alterazioni al suo microbiota intestinale, determinando una ridotta adiposità e tolleranza al glucosio nei primi anni di vita, nonostante l’assenza di consumo diretto di dolcificanti da parte del nascituro stesso. Il tema che riguarda i possibili effetti (negativi) dei dolcificanti durante la gravidanza e anche nell’allattamento è ancora oggetto di attento approfondimento e crediamo non si possa parlare di evidenze scientifiche definitive.

Tuttavia le conclusioni cui sono arrivati anche gli studi più recenti dovrebbero portarti a questa riflessione: il consumo di edulcoranti da parte delle future mamme che vogliono, o che devono monitorare l’incremento di peso in gravidanza ha una valida giustificazione? Rappresenta una scelta sensata nella dieta materna?

Ciao e a presto con altri articoli sull’alimentazione in gravidanza,

Alessandra Locci.

 

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FONTI:

[1] Edulcorantes no calorico en embarazo y lactancia, in Rev. ESP. Salad publica, 2019 in PubMed.com
[2] Cai C, Sivak A, Davenport MH. Effects of Prenatal Artificial Sweeteners Consumption on Birth Outcomes: A Systematic Review and
Meta-Analysis, Public Health Nutrition 2021 Jan 14;1-26.
[3] Maternal low-dose aspartame and stevia consumption with an obesogenic diet alters metabolism, gut microbiota and
mesolimbic reward system in rat dams and their offspring, in Riv. GUT, 2020 (gut.bmj.com)

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